Il ministro Valditara, in linea con il programma già enunciato dalla TreeLLLe, getta le basi per rendere sempre più vincolante l’orientamento per la scuola superiore, così limitando la libertà di scelta del singolo studente e della sua famiglia. …
Il governo di quelli che si erano presentati all’elettorato come i difensori della famiglia sta dandosi molto da fare per annientarne le prerogative, soprattutto in ambito educativo.
Come abbiamo visto, le scuole di ogni ordine e grado, sotto l’etichetta di “educazione alle relazioni”, sono state inondate di corsi volti a imporre modelli di comportamento e imperativi morali, conculcando in un colpo solo tanto la libertà educativa della famiglia, quanto la libertà di pensiero del singolo individuo in via di formazione. Tutto questo avviene a scapito dell’insegnamento delle materie fondamentali, per cui viene da chiedersi se avanzerà qualche ora per l’italiano e la matematica, la storia e la filosofia: la didattica disciplinare sta diventando l’eccezione, in una scuola dove si fa tutto fuorché scuola.
Come se non bastasse, ora assistiamo alla stretta sul cosiddetto ”orientamento”. Il 26 febbraio 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato, in seno a un nuovo “decreto legge PNRR”, alcune misure proposte dal ministro dell’istruzione e del merito, tra le quali spicca quella relativa, appunto, al “Sistema di orientamento”, con cui – come è scritto nel sito del MIM – «si valorizza il consiglio di orientamento, rilasciato dalle istituzioni scolastiche agli alunni della classe terza della Scuola secondaria di I grado, demandando a un decreto del Ministro l’adozione di un modello unico nazionale di consiglio di orientamento, da integrare nell’E-Portfolio».
La dicitura in sé è sfumata e non brilla per trasparenza. Ma un supporto ermeneutico ci è offerto dal programma contenuto nei quaderni della associazione TreeLLLe (Life Long Learning) e in particolare nel quaderno n. 15 del 2019 intitolato “Il coraggio di ripensare la scuola”, nel cui frontespizio, tra gli “eminent advisor”, figura anche l’attuale ministro Valditara. La TreeLLLe – si legge nella presentazione – è «un think tank che…si pone come “ponte” per colmare il distacco che sussiste nel nostro paese tra ricerca, opinione pubblica e pubblici decisori, distacco che penalizza l’aggiornamento e il miglioramento del nostro sistema educativo» perché «c’è bisogno di una scuola diversa per fronteggiare le sfide del XXI secolo. Ed il tempo stringe». Di fatto, l’associazione ha preconizzato (o formulato?) tutte le riforme che hanno investito la scuola da un ventennio a questa parte.
Quindi, i contorni della nuova misura sull’orientamento infilata obliquamente nell’ultimo decreto legge (si tratta, evidentemente, di caso straordinario di necessità ed urgenza) si possono meglio definire alla luce del quaderno della TreeLLLe che, da pag. 94, tratta del tema sotto il titolo “Elementi per un curricolo ordinamentale orientato al successo formativo: la proposta di TreeLLLe”. Tale proposta prevede: l’ingresso a scuola precoce (ad almeno tre anni) e obbligatorio, «per ridurre il condizionamento sociale, familiare e ambientale»; l’obbligatorietà del tempo lungo, «per massimizzare l’influenza della formazione scolastica e ridurre al minimo i condizionamenti socio-economici esterni» e «accompagnare la crescita emotiva e intellettuale della persona»; prevede anche l’orientamento agli studi secondari superiori come scelta della scuola, condotta sulla scorta degli spunti raccolti «dai formatori per diagnosticare le inclinazioni naturali dei singoli».
Sul punto la TreeLLLe prescrive che l’ultimo anno di scuola media debba riservare spazi e attenzione significativi all’orientamento, con il concorso anche di specialisti esterni (tipo consulenti del lavoro) e stabilisce che «una volta messa a punto, [l’indicazione] deve risultare vincolante, o almeno difficilmente superabile da un’impuntatura del singolo».
Ma non è finita. La TreeLLLe prevede anche che «in una fase transitoria, per far “digerire” la novità, si può pensare ad una istanza di appello di secondo livello, davanti a cui le famiglie potrebbero portare eventuali motivi di opposizione alla scelta indicata dalla scuola. Sedi di appello – tuttavia – dovrebbero essere “terze”, cioè composte di rappresentanti delle scuole e delle famiglie e non dai diretti interessati».
La TreeLLLe ci spiega infine la ratio del proprio programma. «Il senso di questa proposta è chiaro, ancorché forse dirompente per le nostre abitudini. Una scelta fatta da persone competenti e non influenzate da fattori emotivi individuali ha maggiori probabilità di riuscire corretta. E, d’altra parte, non ha senso dedicare tempo, risorse e attenzione a studiare le inclinazioni e le potenzialità del ragazzo per poi permettergli di “farsi del male” da solo, per una malintesa forma di rispetto della sua libertà, che somiglia a una abdicazione alla responsabilità educativa. La libertà è il punto di approdo di un processo formativo, non il suo presupposto a prescindere».
Il quaderno della TreeLLLe (di cui il ministro Valditara è “eminent advisor”) ben chiarisce l’orizzonte entro il quale va letta la misura adottata su iniziativa del ministro Valditara: un orizzonte di desovranizzazione familiare e di compressione della libertà individuale. Un orizzonte che oggi si è pure arricchito della figura dell’orientatore (il patentino da orientatore si ottiene dopo aver frequentato un corso online di 20 ore sulla piattaforma Indire); e di strumenti algoritmici (E-Portfolio) in grado di immortalare la schedatura dello studente nelle banche dati.
Ciò significa che delle sorti e della vita futura di un ragazzino di 13 anni deciderà non più la famiglia che lo ha cresciuto e che gli vuole bene, ma una commissione di sconosciuti, in raccordo con docenti orientatori e tutor la cui funzione specifica – appresa in poche ore di formazione sommaria – consiste nell’assicurare l’operatività della cinghia di trasmissione attraverso cui sono progressivamente introdotte nella fisiologia della scuola logiche riduttive, paternalistiche e occupazionali del tutto estranee a quelle che dovrebbero sovrintendere alla scelta dell’indirizzo di studio. Dei fisiologici cambiamenti che avvengono in quella fascia di età, più o meno prevedibili e più o meno repentini, così come più in generale degli articolati processi di sviluppo e maturazione della personalità individuale che solo la famiglia conosce, dalle parti del MIM non si tiene conto.
La confusione di idee che affligge gli “esperti” è ben espressa nel seguente passaggio del citato Quaderno (pag. 98): «l’età che comincia intorno ai 14 anni è quella in cui l’individuo si riconosce come tale e costruisce, per tentativi ed errori, la propria fisionomia intellettuale. Proporgli una formula indifferenziata, o poco differenziata, non lo aiuta in questo processo. È molto più utile metterlo di fronte a scelte nette, in cui possa riconoscersi o possa scartare. Dopo di che, i percorsi devono essere realmente alternativi fra loro, per dare spazio alle inclinazioni personali». Dove si tenta di giustificare l’ingerenza nelle scelte individuali e familiari attraverso un discorso sconnesso e contraddittorio che sfacciatamente ribalta ogni considerazione di buon senso: è semmai una formazione culturale generale e polivalente, infatti, quella capace di fornire nel tempo e senza fretta gli strumenti per comprendere liberamente le proprie attitudini, le proprie inclinazioni, le proprie passioni, e la propria vocazione. Non certo una prematura deviazione specialistica, tanto meno stabilita da estranei.
ContiamoCi! segnala la gravità della deriva imboccata dal ministero, che sempre più tende a espropriare la famiglia dei suoi naturali compiti educativi secondo modelli di matrice totalitaria. Invita genitori, docenti e studenti a contrastare ogni indebita intrusione nelle scelte di vita dei più giovani. Non è lo Stato a dover decidere del loro futuro! Non è lo Stato a dover reprimere i loro sogni!