Gli psicologi di ContiamoCi! esprimono profondo disaccordo in merito alla tendenza sempre più marcata delle principali testate giornalistiche all’uso del termine “eco-ansia”.
Sebbene, infatti, nella letteratura scientifica, l’eco-ansia sia definita come “la sensazione generalizzata che le basi ecologiche dell’esistenza siano in procinto di crollare” (Albrecht, 2019), legata al cambiamento climatico più antropogenico (Ray 2020; Pihkala 2019), che naturale (Scafetta 2005), questa è dovuta, con ogni probabilità, proprio al martellamento costante dei media più che agli effetti del clima in sé. Riteniamo che singoli articoli pubblicati su riviste del settore, estrapolati dal contesto della ricerca, non costituiscono un’evidenza sufficientemente forte da giustificare la diagnosi di un nuovo disturbo mentale a milioni di individui. Al contrario, non ci risulta che negli attuali sistemi diagnostici (DSM 5; ICD-11) siano classificati specifici disturbi mentali causati dalla percezione di minacce ecologiche. Pertanto, riteniamo scientificamente e deontologicamente inappropriato che i media, e ancor peggio i professionisti, facciano riferimento a entità nosografiche arbitrarie, come la cosiddetta eco-ansia, prive della necessaria validazione scientifico-clinica.
La sensazione è che il concetto di eco-ansia sia usato in modo strumentale per evocare ulteriore paura e allarme nella popolazione. Ciò al fine di indurla ad accettare la macelleria sociale che il grande capitale intende perpetrare col pretesto del presunto cambiamento climatico di origine antropica; nonché allo scopo di fornire alle giovani generazioni facili modelli in cui identificarsi e incanalare un malessere esistenziale legato alle difficili condizioni socioeconomiche e all’assenza di prospettive più che a cataclismi; infine, a convincerle ad adottare stili di vita confacenti agli interessi di controllo delle risorse del pianeta, tra cui quelli di non fare figli, mangiare insetti, rinunciare alla proprietà del mezzo di trasporto e, un domani, della casa, e autoconfinarsi nei ghetti denominati "città 15 minuti” o nel metaverso.
Come professionisti riteniamo che, nel caso in cui qualche persona particolarmente suggestionabile chiedesse un supporto psicologico per affrontare paure relative ai presunti effetti climatici dell’attività antropica, queste andrebbero decatastrofizzate e non colluse o peggio alimentate, ma soprattutto rivalutate alla luce di una visione scientifica più equilibrata del problema. Aiutando la persona a comprendere anche l'uso politico strumentale di tali paure fatto dai media, scoraggiando la consultazione compulsiva di tali fonti in quanto fattore di mantenimento del rimuginio ansioso.
Vicenza, 10 agosto 2023 La Consulta degli Psicologi di ContiamoCi!