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Corsivo, ovvero la scoperta dell'acqua calda

D’improvviso pare che siano tornati di gran moda la scrittura a mano e, particolarmente, il corsivo. Spunta su Repubblica [1] un articolo su uno studio norvegese pubblicato su “Frontiers in Psychology" [2] che dimostra, per l'ennesima volta, come digitare le lettere sulla tastiera di un dispositivo elettronico determini un generale regresso cognitivo oltre che una spersonalizzazione dell’espressione verbale.
Viceversa, lo scrivere a mano in corsivo, provocando una maggiore connettività tra le diverse regioni cerebrali, stimola lo sviluppo di una vasta serie di abilità, a partire da quelle motorie; ma favorisce anche la lettura e la comprensione dei testi, la codifica di nuove informazioni, l’accuratezza ortografica, l’organizzazione sintattica, la capacità di memorizzazione, l’originalità del tratto, la creatività, eccetera eccetera. 
Sempre in questi giorni, lo stato della California, constatati i danni devastanti provocati dal tramonto del corsivo, che negli USA non si insegna più da decenni, ne impone per legge – Assembly Bill 446 – l’insegnamento nelle scuole elementari, dalla prima fino alla sesta classe (la nostra prima media).
Nell’Italia a trazione anglosassone, sempre in attesa di suggerimenti eteronomi, la notizia rimbalza tra i vari organi di informazione, e tutti la spacciano come se fosse una clamorosa novità. In realtà, si tratta di un fatto assodato da tempo - oltre che di per sé evidente.  
La California infatti è solo l’ultima arrivata a scoprirlo, visto che l'insegnamento del corsivo a scuola era già stato reso obbligatorio, per i medesimi motivi, da parecchi stati americani [3] Del resto, non è certo da oggi che sia in America sia in Gran Bretagna gli studiosi si sono accorti della necessità di insegnarlo precocemente ai bambini. La Middlesex University, in Essex, per esempio - oltre a rivelare come un ostacolo al ritorno al corsivo, dopo decenni di stampatello, sia costituito paradossalmente dalle maestre, ormai disabituate al correlativo sforzo didattico - ha dimostrato l’efficacia dell’imparare e praticare il corsivo anche nei casi di dislessia [4]; a conclusioni analoghe giungevano la International Dyslexia Association [5] e la British Dyslexia Association [6], che da anni consigliano il corsivo sia come prevenzione che come riabilitazione alle difficoltà di apprendimento.
Perché, allora, considerati i precedenti, tanta nuova enfasi oggi sulla importanza del corsivo?
Forse bisogna leggere tra le righe della comunicazione per capirne la vera finalità.
L’articolo di Repubblica enumera sì le prerogative della scrittura a mano, ribadendo considerazioni risapute, ma, come elemento inedito, inserisce una valutazione di sostanziale equivalenza tra la penna digitale su schermo e la penna su carta: una valutazione che però non risulta dalle prove svolte, ed è errata anche rispetto a ricerche già condotte [7].
Questo dettaglio, in apparenza marginale, con tutta probabilità rappresenta il vero cuore della nuova ricerca e della sua entusiastica diffusione: l’abolizione dei libri e dei quaderni a scuola e la loro sostituzione con gli strumenti elettronici.
È evidente come scrivere su carta con penna o matita sia esperienza incomparabile a quella di scrivere sullo schermo con una penna digitale, e come le due modalità, tenuto conto delle proprietà attribuite alla scrittura amanuense, non siano fungibili; siano, cioè, esperienze sensoriali ed educative del tutto differenti. La loro pretestuosa assimilazione nasconde un’intenzione altra: presumibilmente, quella di far digerire anche ai più riottosi la transizione verso la smaterializzazione della scuola, con la rassicurazione che si potranno continuare a scrivere a mano lettere e parole senza rinunciare alle meraviglie del progresso. A vantaggio esclusivo dei soliti, onnipresenti, monopolisti informatici.
Da «la pubblicità è l’anima del commercio» a «la ricerca (pseudoscientifica) è l’anima del commercio» il passo è brevissimo, e lo abbiamo già visto troppe volte.
Se dunque la rivalutazione del corsivo va sostenuta con tutta la convinzione che merita, è necessario non mancare di sottolineare l’inscindibilità della sua pratica dagli strumenti della penna e della carta, pena la vanificazione degli indiscussi benefici che essa porta con sé.


Note
[4] «È tipico di tutti i programmi correttivi di successo l'accento sull'ortografia e sulla lettura, rinforzato dalla scrittura, in particolare quella in corsivo, per le ragioni discusse in seguito» . Si veda in particolare il punto 8: perché è importante la scrittura corsiva negli esercizi correttivi. Documento completo in PDF disponibile qui:
[6] «Si raccomanda che i bambini imparino a scrivere usando la scrittura a mano continua e in corsivo, per scrivere in seguito con più rapidità». Brano tratto dal sito dell'associazione nella pagina web: https://www.bdadyslexia.org.uk/

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